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Narrativa e Teatro

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Novelle, racconti, teatro, poesia e versi in prosa dalla letteratura classica, moderna e contemporanea

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Episodios
  • Achille vs Ettore - il duello - Iliade, Omero, Libro XXII
    Feb 2 2025

    traduzione di Patrizia Mureddu

    drammaturgia del suono e interpretazione di Gaetano Marino

    Presentazione

    L’Iliade racconta di un evento reale, la guerra di Troia, che si concluderà con la distruzione della città per opera di una confederazione di popoli greci, forse l’ultima grande impresa prima della fine dei regni micenei, databile intorno al 1100 a.C. Sicuramente, in quegli anni non esistevano un alfabeto o dei materiali scrittori adeguati per registrare un testo poetico così lungo e complesso: per molto tempo, perciò, i fatti che diventeranno il nucleo del poema – tra i quali dovette avere un posto importante l’episodio cruciale dello scontro tra i ‘campioni’ dei due eserciti nemici, Achille ed Ettore – vennero raccontati e tramandati oralmente. Nel corso di questo processo di elaborazione, durato almeno tre secoli, si deve collocare l’attività di quel grande aedo di nome Omero che fu, secondo gli antichi, l’autore dei due grandi poemi.

    Radici tanto oscure e remote nel tempo spiegano perché il mondo che essi raccontano (e lo stesso modo di raccontarlo) ci può apparire estraneo, misterioso, duro. Ma proprio in questa diversità risiede gran parte del fascino di queste opere straordinarie, che hanno finito per rappresentare il principio ed il fondamento di tutta la nostra storia letteraria. La traduzione – integrale – del libro XXII dell’Iliade vuole fare i conti con questa realtà, a partire dal verso adottato, simile, per conformazione metrica ed estensione, a quello ‘canonico’ dell’epica greca e poi latina: l’esametro dattilico. Ripetizioni, uso sovrabbondante di epiteti, scelte lessicali rare o banali, digressioni, similitudini, tutto è stato fatto ‘transitare’, nei limiti del possibile, nel testo italiano: perché l’ascoltatore possa avere un’idea, anche se inevitabilmente parziale, del grado di suggestione e di coinvolgimento emotivo che la recitazione dei rapsodi era in grado di esercitare sul pubblico del tempo.

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    51 m
  • Il Simposio di Platone, ovvero, E ragionar d'amore
    Jan 29 2025

    E RAGIONAR D’AMORE - dal Simposio di Platone

    traduzione di Patrizia Mureddu - lettura teatrale a cura di Gaetano Marino

    Nella Grecia arcaica e classica il simposio era un momento importante di incontro tra gli esponenti di uno stesso gruppo sociale e politico: nel bere assieme si rinsaldavano i legami di amicizia e di partito, si componevano liriche o si cantavano i poeti più celebri, si conversava, si scherzava, si amoreggiava.

    Platone ci descrive un simposio di stampo tradizionale, ma reso unico dalla presenza di Socrate. L’ambientazione è a casa del giovane tragediografo Agatone, che ha conseguito il giorno prima la vittoria al festival teatrale delle Dionisie, e completa i festeggiamenti pubblici con una cena tra pochi intimi, di cui Socrate sarà l’ospite d’onore.

    L’intrattenimento raffinato di questa serata d’eccezione sarà costituito da una serie di encomi su Amore: a turno, tutti i commensali si cimenteranno in un discorso di lode, fino a che Socrate, riferendo l’insegnamento ricevuto dalla sacerdotessa Diotima, raggiungerà le vette più alte del lirismo e della filosofia. Ma Platone si diverte a rappresentarci uno per uno tutti i personaggi presenti (il giovane Fedro, il politico Pausania, il medico Erissimaco, il poeta comico Aristofane, lo stesso Agatone) riproducendone attraverso il modo di parlare il carattere e la posizione sociale.

    Tutto si svolge con le regole della più elegante buona educazione, finché sulla scena irrompe Alcibiade ubriaco…

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    1 h y 3 m
  • Hop-Frog, il buffone salterino. Un racconto tratto da Edgar Allan Poe
    Jun 10 2024

    Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino

    Non ho mai conosciuto qualcuno che avesse una buona predisposizione alla burla quanto quel Re. Sembrava che egli vivesse soltanto per essa, e il modo più sicuro per ottenere favori dal re era quello di raccontargli una storiella che facesse ridere tanto, ma soprattutto bisognava presentarla con grande professionalità. Al tempo in cui ha luogo questo racconto ci stavano ancora i giullari, o se preferite i buffoni di Corte. Questi vestivano con stracci o vestiti rattoppati a caso, ed indossavano berretti a sonagli variopinti. Dovevano essere sempre pronti con le loro burle e i loro lazzi e guadagnarsi le briciole offerte dalla mensa regale. Il Re di cui voglio raccontare aveva anche lui il suo bravo giullare, il quale spesso sapeva spogliare dalla noia i sette consiglieri di corte. Questo buffone però era nano e sciancato; il suo nome era Hop Frog, che vuol dire Salta Ranocchio.

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    27 m
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