«Vi era un bel sole: tutto era chiaro e trasparente, solo nel cuore degli uomini era buio».
Mario Rigoni Stern ha lasciato in eredità un patrimonio letterario, uno spaccato di storia e una raccolta di memorie che confluiscono in questa frase. Annota pensieri e fatti in un taccuino, nel pieno della seconda guerra mondiale, sulle sponde ghiacciate del fiume Don. Tempeste d’acciaio, freddo, fame, pidocchi, sangue e cadaveri affollavano trincee e campi di battaglia. Immagini vivide, crude e brutali che lasciarono profonde cicatrici e ancor più logoranti ricordi a chi ebbe sorte fortunata. Stern tornò sull’Altipiano e vi rimase, mai nessuno lo schiodò da lassù. Nelle sue montagne, nel suo paese, nelle sue genti, nella scrittura a tutela della memoria, trovò il modo di proseguire.
Nel 1944, a più di 2.000 chilometri a sud-ovest del Don, un altro soldato italiano, coetaneo e omonimo di Stern, è armato. Mario Fantin sta per tornare a casa dopo mesi trascorsi a far la guerra. Anche lui trovò il modo di sopravvivere e ricominciare, nonostante tutto. Dieci anni dopo, nel 1954, la desolazione del conflitto gli era rimasta impressa, tatuata dentro. I traumi non si dimenticano, piuttosto si tenta di trovar loro un nascondiglio in un groviglio di eventi, situazioni ed esperienze.
Scritto e registrato da:
Sebastiano Frollo e Saverio Mariani
Il libro di Saverio Mariani - "La spedizione italiana al K2. Italia-Karakorum 1954"
Il podcast è disponibile anche in "Andata e Ritorno - Storie di Montagna"
Una produzione storiedimontagna.com
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