• Li conosco i fascisti che mi hanno fucilato da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Oct 22 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Pianura: Testimonianze di vita contadina

    Bartolomeo Garro, nato a San Benigno di Cuneo, classe 1921, contadino e commerciante.

    Il 2 febbraio 1945, era un venerdì mattina, era il giorno della Candelora, alle dieci aveva inizio la funzione della parrocchia di San Benigno.
    Mentre fuori della chiesa stavo parlando con alcuni uomini, vedo che arriva una moto-sidecar con sopra una mitragliatrice Breda puntata in avanti.
    Tiriamo a scappare, io tento di infilare la porta della chiesa parrocchiale, ma la moto si para dinanzi e uno dei fascisti grida: «Non muovetevi, altrimenti spariamo».
    Arriva un camion con una ventina di fascisti armati, indossano i giacconi di pelle, sono della questura, della polizia di Cuneo.
    Li comanda un tenente, Frezza, uno piccolo e tozzo, un talpone alto così.
    I fascisti radunano tutti noi che siamo sulla piazza della chiesa; poi entrano in chiesa, catturano altri giovani e li portano fuori.
    Obbligano i vecchi, le donne, i bambini, a rimanere in chiesa. Il tenente Frezza ordina di fare fuoco, sento cinque raffiche, non vedo più nessuno vicino a me, resto in piedi.
    «Sono rimasto solo», penso.
    Il tenente Frezza ordina di nuovo di fare fuoco, uno sten spara contro di me.
    Cado in avanti, una pallottola mi ha colpito nel torace.
    Sento i gemiti, sento dei colpi singoli di mitra, sono i colpi di grazia.
    Infine un gran silenzio.
    Un fascista grida: «Signor tenente, questo vive ancora».
    Cadendo in avanti ho battuto il mento, ho del sangue in bocca.
    Tento di alzarmi per riprendere un po' di fiato, ma come butto le mani in avanti per sollevarmi vedo che il tenente Frezza mi è vicino con il mitra.
    Sento un colpo, paf, e ricado giù. Perdo i sensi.
    Il tenente voleva colpirmi alla tempia, proprio nel momento in cui mi stavo muovendo, così la pallottola è entrata sotto l'orecchio destro ed è uscita sotto l'orecchio sinistro.
    Sento che mi toccano, sento delle voci amiche.
    Sento che dicono: «Fai portare l'olio santo».
    Adesso che i fascisti hanno aperto la porta della chiesa e sono scappati, anche mia mamma è corsa a vedere la tragedia.
    A poco a poco riprendo coscienza, vedo mia madre che mi bacia, che sta piangendo.
    C’è chi suggerisce di portarmi via, di soccorrermi.
    Ma restano tutti lì, immobili.
    Hanno paura che i fascisti ritornino, sono sotto l'impressione del massacro.
    Resto lì due ore, con accanto i due o tre più coraggiosi.
    Sento la gente che prega, sento il parroco che dice: «muore da un momento all'altro, muore, muore».
    Sento che mormorano, che dicono: «Se arrivano i fascisti ci bruciano la casa».
    Hanno tutti tanta paura.
    Io non posso parlare, ho le mandibole spaccate, ho la lingua bruciata.
    E faccio segno con dito, con un dito dico: «no no, non muoio». Mi sento vivo.

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  • Il pane degli altri ha sette croste da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Oct 22 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Pianura: Testimonianze di vita contadina

    Giuseppe Castellino, nato a Crava di Rocca de’ Baldi, frazione Scalagrano, classe 1916, contadino.

    [...] A fare piazza a Fossano, i giorni di mercato, dove adesso c'è la piazza delle corriere, c'erano sempre un ottantina di servente e servitù che si offrivano.
    La fiera era di fronte alla chiesa, e se usciva il padrone si partiva subito, non tornavamo nemmeno più a casa.
    Questi mercati c'erano fino a prima dell'ultima guerra.
    Poi ci sono stati di nuovo, ci sono ancora oggi, ma solo per i meridionali, per i calabresi, ancora due anni fa ne ho visti alcuni sul mercato di Fossano che volevano aggiustarsi.
    Devi sapere che il pane degli altri ha sette croste, ah caro Nuto ..., sette croste, allora era duro caro mio a mangiarlo. [...]

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  • Mai guardare il sesso, se no diventi cieco da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Oct 22 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Pianura: Testimonianze di vita contadina

    Bernardino Galleano, detto Nadu, nato a Pianfei, classe 1913, contadino.

    Nel 1902 mio padre era in Argentina.
    Nel 1909 rimpatria per sposarsi.
    Nel 1910 al primo figlio, nel 1912 il secondo, nel 1913 il terzo, nel 1914 il quarto, poi arriva la guerra se no non smetteva.
    Il sesso, in quei tempi tanti giovani erano così timidi che non riuscivano nemmeno a parlare con una ragazza.
    Quello del sesso era un discorso proibito.
    La morale corrente era questa: «Per carità ... non bisogna mai parlare di quella cosa.
    E mai guardare il sesso, sennò diventi cieco».
    Per molti giovani la prima esperienza coincideva con i giorni da bayét: da coscritto si finiva sempre una casa di tolleranza.
    Era poi la vita militare che un po' svegliava i giovani.
    Fare l'amore era difficile, le ragazze erano mica libere come adesso.
    Nelle ore del pascolo magari si diceva una ragazza: «hai bisogno di un manovale» e se la proposta ardita andava a bersaglio tanto meglio.
    Anche sui balli si presentavano le occasioni, era più facile concludere con le ragazze che non sapevano ballare che si annoiavano ai bordi delle balene.
    Le ragazze ballerine erano più sveglie e sapevano come difendersi!

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    12 mins
  • La sogno ancora adesso la filanda da «Il mondo dei vinti» di Nuto Revelli
    Oct 22 2024
    Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
    Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
    E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

    La Pianura: Testimonianze di vita contadina

    Teresa Bertolino, nata a Rocca de’ Baldi, classe 1910, contadina e operaia.

    In campagna mancava la grana, niente soldi, almeno in casa mia.
    Vivevamo con l'economia, seguendo il proverbio di mio padre: «Alla mattina la polenta, a dopo pranzo condita, alla sera la putia, la poltiglia».
    La putia era la paciarina, farina di granoturco e acqua e sale, e dentro un chilo di castagne, la cena era tutta lì.
    A volte, per pranzo, polenta e rape fritte nel lardo, rape nere, bruciacchiate.
    Nel 1921, a 11 anni, finalmente sono diventata una filera, a Crava.
    Nella filanda lavoravano 250 persone.
    Se nelle filande cantavamo lavorando?
    Cantavamo sempre, dalla mattina alla sera; ma le ho dimenticate le canzoni di allora.

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  • Toscana, la bellezza fuori dalle cartoline da «Il nostro viaggio in Italia»
    Oct 20 2024
    Un viaggio molto speciale nel nostro Paese, scritto a più mani da narratori che, per il Touring, hanno composto testi originali dedicati a tutte le regioni, a qualche città ad alcuni territori.
    Un’antologia ricca che restituisce colori, sapori, profumi ed emozioni.
    Il bello della nostra penisola oltre i luoghi comuni.

    di Vanni Santoni

    Dopo aver finito il testo su Firenze, lo stampo e lo faccio leggere a un'amica e collega, ottima critica perché severissima e particolarmente utile in questo caso, proprio perché né fiorentina né toscana.
    Lo finisce e appoggia i due fogli sul tavolo.
    Dalla sua espressione, che negli anni ho imparato a leggere, capisco che lo approva, e ne sono sollevato.
    Poi però dice: «Facile, comunque, trovare la poesia in Santa Croce, in San Miniato al Monte, nelle logge del pesce e del grano, o a dal Duomo, tra i fraseggi di Arnolfo, Giotto e Brunelleschi!».
    «Forse non ti rendi conto del fatto che in realtà è più difficile».
    «Che intendi?»
    «Intendo che Firenze e i suoi sassi, in quanto sovra rappresentati, sono difficili da riportare in opera senza essere pedanti, lo puoi fare, al massimo, dopo decenni di frequentazione costante. Guarda i quadri dei pittori che si appostano sul lato del Duomo. O i disegni che schizza l’occasionale studente d'arte americano, appollaiato sul ponte di Santa Trinita.»
    «Fanno orrore, ma cosa c'entra ...»
    «C'entrano, perché non è colpa di chi li fa: è colpa del fatto che troppe volte Firenze, che è opera compiuta, è stata passata e ripassata, rappresentata e celebrata.»

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  • Vado a trovare la luna: un forestiero a Bologna da «Il nostro viaggio in Italia»
    Oct 20 2024
    Un viaggio molto speciale nel nostro Paese, scritto a più mani da narratori che, per il Touring, hanno composto testi originali dedicati a tutte le regioni, a qualche città ad alcuni territori.
    Un’antologia ricca che restituisce colori, sapori, profumi ed emozioni.
    Il bello della nostra penisola oltre i luoghi comuni.

    di Paolo Nori

    Sono dieci anni che tengo dei corsi di scrittura, a Bologna, e tutti gli anni il numero dei bolognesi che partecipano a questi corsi è sempre inferiore al numero dei non bolognesi e una volta, nel 2018, delle 15 persone che frequentavano il corso, nessuno era nato a Bologna, nemmeno io, che abito a Bologna dal 1999 ma son nato a Parma.
    E, da bolognese d'adozione, mi sento in diritto di dare qualche consiglio ai non bolognesi che dovessero visitare questa città, e indicherò alcuni posti che per me sono posti incantevoli anche se frequentati da gente che non sa cosa vuol dire salviettone.

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    10 mins
  • Emilia-Romagna, frammenti di Novecento da «Il nostro viaggio in Italia»
    Oct 20 2024
    Un viaggio molto speciale nel nostro Paese, scritto a più mani da narratori che, per il Touring, hanno composto testi originali dedicati a tutte le regioni, a qualche città ad alcuni territori.
    Un’antologia ricca che restituisce colori, sapori, profumi ed emozioni.
    Il bello della nostra penisola oltre i luoghi comuni.

    di Giorgio Falco

    Innanzitutto, il nome: Emilia-Romagna.
    Mi piacciono le parole composte.
    Mi piacciono le parole definite da un trattino, da un minuscolo tratto ancor più breve di una lineetta.
    Se è vero che un trattino divide due o più elementi lessicali autonomi, è anche vero che li unisce.
    Capita a volte che l'unione sancita attraverso un trattino possa risultare da un'imposizione politica, amministrativa, fiscale, un'invenzione vissuta come una soperchieria da una delle due controparti; in questi casi, bene che vada, la presenza del trattino manifesta l'artificio per creare qualcosa che prima non esisteva.
    L'Emilia-Romagna non appare come una forzatura, ma la naturale estensione dei due nomi collegati dal trattino.
    Il trattino emiliano-romagnolo non è quindi un capriccio burocratico ma è come se rappresentasse la Via Emilia, la spina dorsale della regione.
    Mi piace la solidità della storia centenaria sedimentata nelle città edificate lungo la Via Emilia, eppure amo anche considerare la Via Emilia e l'intera regione come un luogo provvisorio, uno spazio mobile, di transito, in continuo movimento, e non potrebbe essere diversamente, poiché la Via Emilia è una delle aree più urbanizzate del continente; mi piace considerare questo inquieto movimento indispensabile per ricercare qualcosa che non sia soltanto l'esistente, la mera rappresentazione di sé, ma anche qualcosa che si possa manifestare soltanto attraverso l'insistenza dell'osservazione, della nostra continua interrogazione.
    Non è un caso se in Emilia-Romagna, più che in ogni altro luogo d'Italia, abbiano lavorato alcuni tra i migliori artisti-fotografi della seconda metà del Novecento, molto spesso americani, ma anche tedeschi e francesi.

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    11 mins
  • Emilia-Romagna, misterioso erotico tour da «Il nostro viaggio in Italia»
    Oct 20 2024
    Un viaggio molto speciale nel nostro Paese, scritto a più mani da narratori che, per il Touring, hanno composto testi originali dedicati a tutte le regioni, a qualche città ad alcuni territori.
    Un’antologia ricca che restituisce colori, sapori, profumi ed emozioni.
    Il bello della nostra penisola oltre i luoghi comuni.

    di Gianluca Morozzi

    Com'è che faceva quella canzone dei Perturbazione?
    «Erika tu eri l'unica ma soprattutto nelle ore di ginnastica ...»
    Me la canticchio mentalmente mentre vado verso la libreria, cambiando il nome Erika con Elena.
    Elena è una mia accanita lettrice.
    «Angela, serata libera dentro al silenzio nella camera dei tuoi», ecco: mentre guido verso Ravenna per la seconda tappa del tour continuo a cantare i Perturbazione, ma senza cambiare il nome della ragazza.
    Già, perché la lettrice che sta venendo a vedere la mia doppia presentazione, arriva dalle Marche per conoscermi, è innamorata di Dante, delle interpretazioni dantesche e un pochino anche di me, mi pare di intuire.
    Con la terza ragazza che devo incontrare non mi viene da cantare i Perturbazione, perché "Maddalena" è un nome troppo lungo per farlo stare in metrica.
    Non ho neanche elaborato una strategia di approccio con questa bella ragazza di Parma tanto lei mi sembra piena di spirito di iniziativa e, ne sono convinto, ha già studiato tutto.
    Convinzione errata: Maddalena mi dà due bacetti sulle guance, mi saluta sorridente e se ne va.
    Caspita, però, è come se un uomo ti invitasse a vedere la collezione di farfalle perché vuole farti veramente vedere la collezione di farfalle.
    Partecipo col mio romanzo alla rassegna letteraria Montagne di Libri, stavolta in compagnia di Bianca.
    E se sembra che certi scrittori siano come dei marinai che hanno una donna in ogni porto, in effetti è perché certi scrittori sono come dei marinai, e hanno effettivamente una donna in ogni porto.
    C'è anche la volta in cui il marinaio sbarca e va in taverna a bere da solo.
    E infatti alla presentazione a Castelnuovo ne' Monti, nell'Appennino Reggiano, non ho lettrici o ammiratrici ad accompagnarmi.
    Però, quando sto per ripartire in direzione di Bologna, apro Facebook e c'è la richiesta d'amicizia di una certa Monica che non sembra affatto male, dalla foto del profilo.
    Accetto l'amicizia, e un attimo dopo mi scrive un papiro su quanto l'ha affascinata tutta la mia storia sul canto sostituito della Divina Commedia, lei che ha sempre avuto un grande amore per Dante eccetera eccetera.
    Mentre torno a casa mi rimetto a canticchiare i Perturbazione, cambiando il nome: «Monica tu eri l'unica ...»

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    18 mins