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Torino e Cultura

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De: Carlo De Marchis
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Podcast sulle persone che fanno cultura a Torino. Ideato e prodotto da Carlo De Marchis.Carlo De Marchis Ciencias Sociales
Episodios
  • Ep. 78: Mathieu Jouvin - Il sovrintendente francese che ha rilanciato il Teatro Regio
    Jun 24 2025

    Mathieu Jouvin, sovrintendente del Teatro Regio da tre anni, racconta la rinascita di una delle istituzioni culturali più prestigiose d'Italia. Il dirigente francese ha trasformato un teatro in crisi in un punto di riferimento internazionale per l'opera.La passione nasce a Montpellier, dove il nonno faceva la coda all'Opéra Garnier per i biglietti della Callas. A dieci anni vede Carmen, ma il colpo di fulmine arriva a diciassette con Cavalleria Rusticana: "Ho percepito emozioni che non avevo mai percepito nell'arte, un'emozione pazzesca". Da autodidatta, sviluppa un amore per la scoperta che caratterizzerà la sua direzione: "Mi piace molto scoprire e ogni stagione cerchiamo di portare cose meno conosciute per incuriosire".Dopo studi in economia, uno stage all'Opera di Parigi "mi salva la vita". A 24 anni gestisce il budget di 750 persone, imparando ogni mestiere del teatro: "Va bene gestire le cifre, ma se non sai cosa c'è dietro non capisci nulla". Seguono nove anni all'Opera di Lione, dove diventa "migliore opera al mondo", e quattro al Théâtre des Champs-Élysées.L'arrivo a Torino nel 2022 rappresenta la sfida più grande. Il Regio aveva problemi economici e commissariamento. "Mi sono messo nella lavatrice", ammette, descrivendo mesi intensi di riorganizzazione totale. "Il teatro aveva bisogno di essere rimesso a posto, mancavano tante figure apicali", mentre doveva garantire la continuità artistica e programmare il futuro.La strategia richiedeva equilibrio estremo: "Era una tensione permanente tra proporre qualcosa di originale, sapendo che non eravamo attrezzati. Era giocare con il limite". I primi mesi furono difficili, con "telefonate anonime, rumori" e clima mediatico ostile.Il successo arriva gradualmente: premio Abbiatti per Juve, poi per Manon. "Questo ha dimostrato che qualcosa stava succedendo". L'innovazione delle anteprime giovani diventa un fenomeno: "Vedere tutti questi giovani che si sono appropriati il teatro è bellissimo", riflettendo la filosofia "Il Regio è di tutti".La programmazione segue sempre un filo conduttore. "L' Amour Tojours" ruotava intorno a Puccini e l'amore, "La meglio gioventù" sui giovani. La nuova stagione "Rosso" esplorerà "questa tensione tra desiderio e violenza", citando Malraux: "Cerco questa regione dell'anima dove il male si oppone alla fratellanza".Jouvin ama profondamente Torino, citando Eco: "Senza l'Italia Torino sarebbe comunque Torino". Apprezza la modestia e il rapporto serio con il lavoro: "È come un segreto nascosto, un gioiello conosciuto solo da chi sa". La città permette libertà artistica: "Ci sentiamo molto liberi di proporre quello che vogliamo".Oggi la trasformazione è completa: "Non ho più bisogno di intervenire sulla vita quotidiana. Siamo riusciti a rimettere l'organizzazione a posto". Il pubblico dimostra fiducia anche verso titoli meno noti, segno di una rinascita autentica che ha restituito al Teatro Regio la sua identità e prestigio internazionale.

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    50 m
  • Ep. 77: Guido Catalano - Dal palco alla pagina, trent'anni di poesia vissuta
    Jun 16 2025

    Guido Catalano, 54 anni, poeta torinese in attesa del primo figlio, ha trasformato le difficoltà personali in una professione unica: il "poeta professionista vivente". Trent'anni di carriera che partono dalla musica con il gruppo "Pikkia Froyd" e arrivano ai grandi palchi del Colosseo e dell'Alcatraz milanese."In realtà prima volevo fare il cantante", racconta Catalano. "Io scrivevo i testi e cantavo male, ma scrivevo dei testi divertenti". Quando il gruppo si sciolse, quella passione per il palco rimase: "Mi piaceva questa cosa di stare su un palco e raccontare delle storie". Il passaggio alla poesia fu naturale: "La poesia è autonoma, non dovrebbe avere bisogno della musica".Iniziò nei locali torinesi di fine anni Novanta, partendo dal Caffè Liber. "Andavo dal gestore e c'era un reading di poesia, lui mi guardava male", ma gli eventi funzionavano. Il primo libro, "I cani hanno sempre ragione" (2000), partì con 300 copie. Il titolo stesso illustra la sua poetica: "I titoli li prendo spesso così, cioè li sento, arrivano", nato da una frase casuale di un'amica.La sua poesia si caratterizza per un verso "liberissimo, con una chiave ironica, alle volte comica". Ma precisa: "questa cosa qua non l'ho concepita a tavolino, è venuto naturale". L'origine è terapeutica: "ho iniziato a scrivere poesia per una sorta di autopsicanalisi". Le difficoltà relazionali giovanili divennero materiale poetico: "La difficoltà base era che non trovavo una fidanzata e ero in grave difficoltà con il rapporto con l'altro sesso".Questa sincerità non fu sempre apprezzata. "Per molti anni sono stato bistrattato dai miei colleghi che mi considerano più un cabarettista". Ma rivendica la scelta: "ho scritto una poesia che si chiama Vado a capo a cazzo, per dire, ragazzi, lo ammetto, ma ho bisogno di questa cosa".Nel tempo la sua scrittura è evoluta. Se prima scriveva "una poesia in tre minuti", oggi può impiegare "quattro o cinque giorni". Il processo creativo rimane misterioso: immagina "una specie di portale" che si apre imprevedibilmente. "Succede quando mi succedono cose, cose belle ma spesso anche brutte, lutti".Internet ha rivoluzionato la sua comunicazione. "Il grande passo è stato il blog" nel 2004-2005. "Mi sono detto che scrivo una poesia sul mio blog e potenzialmente il Papa può leggerla". I social hanno amplificato questa possibilità, anche se oggi "mi diverto meno" per i costi promozionali e il clima conflittuale.Curiosamente usa ancora un Nokia 3310: "Sono pigro e non ho voglia di passare allo smartphone", anche se ammette che presto dovrà cedere per praticità.La carriera live è stata fondamentale. Ha fatto "230-240 spettacoli all'anno, tutto da solo", viaggiando in treno con un trolley di libri. "È stata una gavetta incredibile", contrapposta agli artisti attuali che "partono da 0 a 100 in pochissimi secondi".Bukowski è stato un maestro: "mi ha fatto capire che esiste una poesia diversa". Recentemente ha creato "Catalano versus Bukowski", riscoprendo l'aspetto comico del poeta americano.In attesa del figlio, riflette sui rischi creativi. La sua agente lo avverte: "stai attento" nel scrivere sulla paternità. Il pericolo è la banalità: "cadere nella banalità scrivendo d'amore è facilissimo".Per ora legge libri di puericultura, "non per diventare esperto ma perché mi fa star bene". E conclude con il suo umorismo: "diventerò un grandissimo puericultore e scriverò libri su questo, poi diventerò ricco". L'autoironia, marchio di trent'anni di carriera, resiste anche alla trasformazione più grande della sua vita.

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    47 m
  • Ep. 76: Maurizia Rebola - Dal Salone del Libro alle OGR Torino, una vita nella cultura torinese
    Jun 9 2025

    Maurizia Rebola, direttrice delle OGR Torino, racconta una carriera costruita attraverso incontri umani e passione per la cultura. Nata a Carignano negli anni '70 da genitori attivisti del PCI, cresce in una famiglia che le trasmette valori di impegno civile e determinazione. La perdita del padre a 13 anni sul Monviso non spezza il suo legame con la montagna ma la rafforza nella determinazione.Il trasferimento a Torino per l'università nei primi anni '90 segna la scoperta del fermento culturale cittadino. "Mi ricordo gli anni dei Murazzi, gli anni in cui sono nati Africa Unite, Subsonica", racconta, descrivendo anni formativi in cui studio e vita culturale si fondevano.L'ingresso nel mondo professionale avviene per caso nel 1995, come telefonica al Salone del Libro. La sua precisione e iniziativa colpiscono Guido Accornero, avviando una carriera ventennale nell'editoria. Dopo l'esperienza da dipendente, sceglie di diventare consulente spinta da "quella smania di voler vivere mille vite".Fonda la società "Eventualmente" con Palma Daniela Tarantino, lavorando tra Torino e Roma su progetti culturali nazionali. Il passaggio al Circolo dei Lettori rappresenta una maturità professionale, dove incontra Luca Beatrice che diventa "un grande presidente, un grandissimo amico, un fratello".Momento cruciale arriva nel 2017 quando Sergio Chiamparino la chiama per salvare il Salone del Libro dal fallimento. "Butto sempre il cuore oltre l'ostacolo", spiega, riuscendo a organizzare l'evento in cinque mesi e risanarlo finanziariamente.L'approdo alle OGR Torino nel 2020 rappresenta l'ultima evoluzione. "Mi sono rimessa a studiare", confessa, dovendo confrontarsi con innovazione tecnologica e arte contemporanea. Le OGR Torino sono "un pezzo delle sorti di questa città", dove si sperimenta il connubio arte-tecnologia, creando il neologismo "Art Technology" inserito in Treccani.La sua visione di Torino è di "una città perennemente in cambiamento, che non si arrende mai". Non crede in trasformazioni radicali ma in "crescita graduale, costante", sostenuta da fermento culturale che nasce spontaneamente.La filosofia lavorativa si basa su "forza del sorriso, gentilezza, rispetto". È convinta che "vincano sempre rispetto, lealtà e sorriso", principi che guidano un percorso fatto di incontri significativi con personalità come Umberto Galimberti, Yehoshua, David Grossman ed Eduardo Galeano.La storia di Maurizia simboleggia la capacità di Torino di reinventarsi mantenendo la propria identità culturale, trasformando le ex officine ferroviarie in spazi d'avanguardia attraverso passione, competenza e valori umani solidi.

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    32 m
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